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L’alba sulla storia

Ci sono tornato sul mare, all’alba. E’ un momento particolare, tra magia e spiritualità. Ognuno può trovarci quello di cui ha più bisogno o quello che sa leggere da questa straordinaria manifestazione della Natura.
Da sempre l’alba è associata alla rinascita. E da noi sul mare l’estate è una meravigliosa opportunità di cogliere tutti gli aspetti, i sentori, i colori, i suoni dell’alba: sì, è rinascita nel senso più pieno.
In questi giorni così amari per chi crede nei valori del percorso ultramillenario dell’Uomo sulle nostre terre, non potevo non tornare a immaginare quanto avvenne decine di migliaia di anni fa, con uomini, donne e bambini che giunsero qui da tanto lontano, forse spinti dalla voglia di sapere cosa c’era oltre, forse alla perenne ricerca di migliorare le proprie condizioni di vita, forse cacciati da chi aveva depredato quel poco che si può immaginare allora si aveva a disposizione. Gli antichi Illiri approdarono con zattere sulla costa di Palese e trovarono acqua e cibo. Mi è difficile immaginare cosa ci fosse qui, in quelle lontanissime epoche, certo non c’erano stabilimenti balneari e tantomeno ville, villini e villette. Si insediarono e cominciarono a colonizzare questa terra. Forse c’erano altri abitanti già insediati, chissà se i nuovi arrivati andarono subito d’accordo o vennero marchiati come “migranti” e combattuti. Non parlavano certamente la stessa lingua, forse non si esprimevano con un linguaggio vocale; ma si sa, la lingua gestuale ha sempre unito i popoli.
Chissà quanti erano, forse all’inizio giunsero in pochi. Non c’erano gli smartphone, il richiamo degli “altri” avvenne come un filo di attrazione legato al punto di arrivo e utilizzato come un percorso conduttore capace di far giungere fin qui chi era rimasto indietro. Ma chi arrivò portò con sè usi e costumi diversi, capacità diverse di interagire con la terra, conoscenze e benefici e trasse per sè conoscenze e benefici, inaugurando quella commistione di modi di vivere che nel tempo avrebbe coinvolto tutto il Mediterraneo.
Alla fine furono davvero tanti e progressivamente si sparsero per tutta la Puglia centrale e occidentale, risalendo nei tempo fino al nord Italia e al nord Europa. Sarebbe bastato tutto questo a giustificare di mantenere oggi, alla nostra vista e alla nostra conoscenza, i resti di quelle presenze che poco alla volta sono comparsi sulla nostra terra contemporanea man mano che si scavava.
C’erano già state tante altre scoperte di epoca neolitica nel territorio circostante, ma cinque anni fa era emerso dal passato un villaggio neolitico a poche decine di metri dal mare di Palese, scavando prima che si costruissero gli ennesimi villini. Si era gridato al miracolo, ma evidentemente non per i proprietari di quel suolo e chi gli scavi li stava gestendo: noi, poveri disadattati alle dinamiche contemporanee, sognavamo un’epoca di studio, conoscenza, informazione, comunicazione, con bambini delle scuole locali e non solo e turisti portati fin qui a scoprire le origini antichissime della nostra Europa unita; altri, invece, si impegnavano ad impedire che quel tesoro, emerso come il petrolio da una terra considerata “senza niente”, diventasse bene comune, da salvaguardare c’era solo il proprio diritto allo sfruttamento personale della proprietà.
La mia voce, sempre alla ricerca di condivisione, alle volte è stata accompagnata da altre, ma troppe volte e troppo a lungo è rimasta sola, a chiedere, suggerire, supplicare, proporre soluzioni che consentissero ai proprietari di costruire altrove le casette da vendere e alla comunità locale, da sempre ignara e comunque poco interessata a sapere, di rimanere in possesso di straordinari valori materiali e immateriali che in futuro, magari cambiato il clima culturale, avrebbero fatto la differenza per questo territorio.
Niente, l’impegno è stato letto come ostilità da parte di quelle Istituzioni che per prime avrebbero potuto e dovuto impegnarsi a cercare soluzioni per salvare una scoperta dichiarata davvero unica e straordinaria dagli stessi addetti ai lavori. E la politica, locale e centrale, è stata a guardare, quando non ha sottobanco remato a favore dei privati. Tre anni fa, il giorno dopo aver ricevuto il nulla osta della Soprintendenza alla edificazione e dopo che questa aveva trasferito nei propri depositi i rarissimi reperti recuperati in alcune tombe, le ruspe dell’Impresa erano corse a far sparire quel villaggio neolitico di 8.500 anni fa. Quella stessa Impresa che più di recente, forse anche per il clamore pubblico che la vicenda aveva comunque scatenato, ad un certo punto si era dichiarata interessata ad un confronto per la ricerca di soluzioni alternative, ma pare che non sia mai stata contattata, al di là delle pubbliche dichiarazioni di alcuni amministratori.
Di recente un secondo miracolo, che aveva fatto risorgere la speranza di un cambiamento di rotta, aveva portato alla luce un altro tessuto abitativo neolitico, di circa 6.000 anni fa, nell’area aeroportuale, confermando la fondatezza della battaglia culturale e rinforzando la proposta di un forte e mai prima realizzato investimento culturale con la realizzazione di un sistema territoriale, un “arcipelago neolitico metropolitano” (termine coniato anni fa da Enzo Carrozzini) finalizzato a mettere in rete le tante straordinarie scoperte neolitiche per farne una ricchezza fruibile a favore di tutta la città metropolitana e non solo. Un progetto di “marketing territoriale” i cui esiti avrebbero potuto essere pressochè inimmaginabili, per tutti.
E invece…siamo giunti alla conclusione più infelice e drammatica. Lunedì prossimo, da quanto si è saputo, l’Impresa avvierà la costruzione dei villini. “Solo sui 3.000mq di suolo già indagato”, si è affrettata a dichiarare l’assessore Carla Tedesco, investita in questi anni dalla richiesta costante di impegno per la ricerca di soluzioni che non facessero giungere a questo. Sì, proprio dove era stato scoperto quel villaggio neolitico di 8.500 anni fa scavando di quei 3.000mq solo 500. Il soprintendente mi aveva invitato a non parlare di distruzione, poichè i camion avevano “solo coperto con terreno quei ritrovamenti”, ma tanti di noi videro le ruspe ararlo quel terreno, sotto il quale, fosse vero quanto dichiarato dal soprintendente, ci sarebbe ancora tutto e tanto. Ma l’assessore dice in una intervista a BariToday che restano gli altri 4.000mq, sotto i giardini dell’ex Poseidon, che non interessano l’Impresa nella edificazione e restano quindi discorso aperto. Per cosa?
Io so solo che in questi anni non si è voluto mettere un solo istante in discussione la costruzione di dieci villini (che forse, se ben costruiti, dureranno 50 anni) su un insediamento storico di 8.500 anni fa, la cui tutela e valorizzazione avrebbe cambiato la vita di Palese e dei suoi abitanti, presenti e futuri. E so anche che idee e proposte sono state avanzate per quattro lunghi anni, senza un minimo riscontro se non quello di un crescente e visibile fastidio causato da chi vi scrive in coloro che dell’impegno, dell’amore per il proprio territorio e della piccola ma importante competenza di un cittadino da sempre impegnato per la propria città e per la Puglia intera, avrebbero potuto, ma non hanno saputo nè voluto fare tesoro.
Domani sabato alle 18, davanti al cancello di quello che da lunedì sarà un cantiere edile, forse saremo in tanti.
Buona alba a tutti.

Arch. Eugenio Lombardi

 

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